Il saggio analizza la dantesca dell’atto umano e ne studia la relativa terminologia. Il primo paragrafo si sofferma sul capitolo XX del IV trattato del Convivio, nel quale Dante spiega come da un impulso naturale verso il bene, che con Cicerone egli chiama hormé, prenda forma e si sviluppi l’abito virtuoso. Il secondo paragrafo analizza invece le nozioni di appetito naturale e di volontà nei canti centrali (XVII-XIX) del Purgatorio, nei quali Virgilio spiega a Dante la natura dell’amore (inteso come inclinazione verso il bene) e come questo sia alla radice di ogni atto virtuoso (o del suo contrario). Particolare attenzione è dedicata all’individuazione delle fonti della tesi dantesca, che si mostra dipendere, tanto per il lessico quanto per la dottrina, dall’analisi aristotelica dell’atto umano contenuta nei libri III e VII della Nicomachea, filtrata attraverso i commentatori medievali del testo latino (si citano i casi di Alberto Magno e Tommaso d’Aquino). Ci si sofferma quindi sulla concezione dantesca del libero arbitrio (Purgatorio XVI, discorso di Marco Lombardo, e Monarchia I 12), che pone nell’atto del giudizio (iudicium o consilium) e nell’autonomia di questo dalla voluntas la radice della libertà umana (e in tal senso la posizione dantesca si avvicina a quella dei cosiddetti “intellettualisti” e si allontana invece da quella dei “volontaristi”). L’ultimo paragrafo (Necessità razionale e libero arbitrio. Forme dell’intellettualismo dantesco) è dedicato infine al rapporto istitutio da Dante tra legge (intesa come il precetto scaturito, come la conclusione di un sillogismo, dall’atto del discernimento, lo iudicium appunto, imperiale) e libertà. Si analizzano a tale proposito alcuni luoghi chiave della riflessione politica dantesca: il canto XVI del Purgatorio, il capitolo 9 del IV trattato del Convivio, il capitolo XII del I libro della Monarchia e l’Epistola V (‘Ai fiorentini’).
Falzone, P. (2003). Psicologia dell'atto umano in Dante. Problemi di lessico e di dottrina. In Filosofia in volgare nel medioevo (pp.331-366). LOUVAIN-LA-NEUVE : Féderation Internationale des Institutsd'Et. Méd..
Psicologia dell'atto umano in Dante. Problemi di lessico e di dottrina
FALZONE, PAOLO
2003-01-01
Abstract
Il saggio analizza la dantesca dell’atto umano e ne studia la relativa terminologia. Il primo paragrafo si sofferma sul capitolo XX del IV trattato del Convivio, nel quale Dante spiega come da un impulso naturale verso il bene, che con Cicerone egli chiama hormé, prenda forma e si sviluppi l’abito virtuoso. Il secondo paragrafo analizza invece le nozioni di appetito naturale e di volontà nei canti centrali (XVII-XIX) del Purgatorio, nei quali Virgilio spiega a Dante la natura dell’amore (inteso come inclinazione verso il bene) e come questo sia alla radice di ogni atto virtuoso (o del suo contrario). Particolare attenzione è dedicata all’individuazione delle fonti della tesi dantesca, che si mostra dipendere, tanto per il lessico quanto per la dottrina, dall’analisi aristotelica dell’atto umano contenuta nei libri III e VII della Nicomachea, filtrata attraverso i commentatori medievali del testo latino (si citano i casi di Alberto Magno e Tommaso d’Aquino). Ci si sofferma quindi sulla concezione dantesca del libero arbitrio (Purgatorio XVI, discorso di Marco Lombardo, e Monarchia I 12), che pone nell’atto del giudizio (iudicium o consilium) e nell’autonomia di questo dalla voluntas la radice della libertà umana (e in tal senso la posizione dantesca si avvicina a quella dei cosiddetti “intellettualisti” e si allontana invece da quella dei “volontaristi”). L’ultimo paragrafo (Necessità razionale e libero arbitrio. Forme dell’intellettualismo dantesco) è dedicato infine al rapporto istitutio da Dante tra legge (intesa come il precetto scaturito, come la conclusione di un sillogismo, dall’atto del discernimento, lo iudicium appunto, imperiale) e libertà. Si analizzano a tale proposito alcuni luoghi chiave della riflessione politica dantesca: il canto XVI del Purgatorio, il capitolo 9 del IV trattato del Convivio, il capitolo XII del I libro della Monarchia e l’Epistola V (‘Ai fiorentini’).I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.