Il volume raccoglie i risultati di una ricerca del CREI di Roma Tre, su "Legge di Stabilità e politica economica europea" svolta da Lilia Cavallari, Stefano D'Addona, Rama Dasi Mariani, Francesco Forte, Marilena Giannetti, Valerio Intraligi, Filippo Lepore, Cosimo Magazzino, Olga Marzovilla, Marco Mele, Paolo Naticchioni, Gian Cesare Romagnoli, Simone Romano e Gaetana Trupiano. La Legge di stabilità per il 2015 segnala un cambio di stagione importante, anche se non è risolutiva, di per sé, in termini di spinta alla crescita e alla riduzione del debito pubblico. La novità sostanziale è data da una riduzione consistente del cuneo fiscale, come parte di una nuova politica industriale basata soprattutto sulle riforme strutturali, che il Paese attende da anni. Essa si accompagna al Jobs Act da cui pure si attende una ripresa della crescita. Le risorse di gettito aggiuntive prodotte dalla più rapida crescita saranno destinate ad addolcire l'onere dell'aggiustamento fiscale per famiglie e imprese. La Legge di Stabilità trova un soddisfacente punto di incontro tra austerity e crescita e si collega alle politiche di exit strategy dalla crisi economica che beneficeranno della riduzione degli spread attesa anche dal Quantitative Easing. Con questo scopo, la ricerca ha guardato agli effetti delle politiche fiscale e monetaria europee e alle tendenze del mercato del lavoro in presenza di cambiamento tecnologico e di immigrazione. L'approccio seguito dal governo Renzi è stato quello di impegnarsi sulle riforme istituzionali e strutturali richieste dalla nuova governance europea piuttosto che invocare l'unione politica, per la quale mancano ancora i presupposti, come panacea del debito pubblico. In questa temperie storica, la domanda di unione politica è maggiore dell'offerta e ciò costringe i paesi che la domandano a pagare prezzi più alti in termini di quadro macroeconomico. L'auspicio espresso dalla ricerca effettuata dal CREI nell'anno precedente, che il nuovo governo potesse trarre utili elementi di riflessione dai suoi risultati, anche sul profilo redistributivo di un welfare meno universalistico, ha trovato un riscontro.
Magazzino, C., Romagnoli, G. (2015). Introduzione, 365.1113, 17-26.
Introduzione
Magazzino, C;Romagnoli, G
2015-01-01
Abstract
Il volume raccoglie i risultati di una ricerca del CREI di Roma Tre, su "Legge di Stabilità e politica economica europea" svolta da Lilia Cavallari, Stefano D'Addona, Rama Dasi Mariani, Francesco Forte, Marilena Giannetti, Valerio Intraligi, Filippo Lepore, Cosimo Magazzino, Olga Marzovilla, Marco Mele, Paolo Naticchioni, Gian Cesare Romagnoli, Simone Romano e Gaetana Trupiano. La Legge di stabilità per il 2015 segnala un cambio di stagione importante, anche se non è risolutiva, di per sé, in termini di spinta alla crescita e alla riduzione del debito pubblico. La novità sostanziale è data da una riduzione consistente del cuneo fiscale, come parte di una nuova politica industriale basata soprattutto sulle riforme strutturali, che il Paese attende da anni. Essa si accompagna al Jobs Act da cui pure si attende una ripresa della crescita. Le risorse di gettito aggiuntive prodotte dalla più rapida crescita saranno destinate ad addolcire l'onere dell'aggiustamento fiscale per famiglie e imprese. La Legge di Stabilità trova un soddisfacente punto di incontro tra austerity e crescita e si collega alle politiche di exit strategy dalla crisi economica che beneficeranno della riduzione degli spread attesa anche dal Quantitative Easing. Con questo scopo, la ricerca ha guardato agli effetti delle politiche fiscale e monetaria europee e alle tendenze del mercato del lavoro in presenza di cambiamento tecnologico e di immigrazione. L'approccio seguito dal governo Renzi è stato quello di impegnarsi sulle riforme istituzionali e strutturali richieste dalla nuova governance europea piuttosto che invocare l'unione politica, per la quale mancano ancora i presupposti, come panacea del debito pubblico. In questa temperie storica, la domanda di unione politica è maggiore dell'offerta e ciò costringe i paesi che la domandano a pagare prezzi più alti in termini di quadro macroeconomico. L'auspicio espresso dalla ricerca effettuata dal CREI nell'anno precedente, che il nuovo governo potesse trarre utili elementi di riflessione dai suoi risultati, anche sul profilo redistributivo di un welfare meno universalistico, ha trovato un riscontro.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.