Il Cinquecento è stato il secolo in cui l’allargamento dell’orizzonte geografico precedentemente avviato dai popoli mediterranei ed europei in genere, la ripresa dei viaggi, degli scambi e dei commerci, le grandi scoperte geografi che, portarono alla maturazione di molte istanze culturali, economiche e sociali. I nuovi mondi, i paesi sconosciuti e faticosamente entrati nell’immaginario di un pianeta divenuto potenzialmente accessibile ma ancora da conoscere o riscoprire in forma moderna, sollecitarono le nozioni, le speranze e le istanze intellettuali dell’epoca a strutturare sulla base dei classici, ma soprattutto a progettare e costruire dal contatto con gli altrove più lontani, grazie alle esperienze odeporiche contemporanee, nuovo sapere geografico e nuova cartografia. In questo intenso, faticoso e affascinante processo, in questa rivoluzione lenta ma inesorabile, un ruolo di rilievo lo ebbero i Gesuiti che, dalla metà del secolo, partendo da solide basi umanistiche, ma anche profonde competenze matematiche e astronomiche, progettarono viaggi missionari affidando ai padri la redazione di opere descrittive destinate a colmare le lacune sulle Indie, orientali e occidentali, anche nel campo geografico. Si diffusero così nuove tipologie di racconti di viaggio: l’ottica, gli obiettivi e gli scopi religiosi alla base delle esperienze odeporiche della Compagnia influirono ovviamente sui contenuti, i temi, le forme stesse delle memorie. Tali lettere, velocemente diffuse a stampa, rappresentarono per i geografi europei coevi una preziosa base di dati geografici che vennero vagliati ed elaborati, riflettendosi sul rapporto fra testo e carte. Soprattutto quando le aree raggiunte rientravano nei piani espansionistici e coloniali delle grandi potenze del tempo. In questo caso si prenderanno particolarmente in considerazione le fonti relative all’Estremo Oriente prodotte nel XVI secolo, specialmente dalla metà in poi, per indagare come e quanto le informazioni contenute nelle missive dei Gesuiti entrarono nella descrizione geografica e cartografica dell’Asia orientale.
D'Ascenzo, A. (2017). Le fonti per la nuova geografia e cartografia dell’Estremo Oriente nella prima età moderna: le lettere dei Gesuiti. In Programma e Abstract/Programme and Abstracts. XXXII Congresso geografico italiano “L’apporto della geografia tra rivoluzioni e riforme” (pp.248-249). Bologna : Associazione dei geografi italiani.
Le fonti per la nuova geografia e cartografia dell’Estremo Oriente nella prima età moderna: le lettere dei Gesuiti
D'ASCENZO, ANNALISA
2017-01-01
Abstract
Il Cinquecento è stato il secolo in cui l’allargamento dell’orizzonte geografico precedentemente avviato dai popoli mediterranei ed europei in genere, la ripresa dei viaggi, degli scambi e dei commerci, le grandi scoperte geografi che, portarono alla maturazione di molte istanze culturali, economiche e sociali. I nuovi mondi, i paesi sconosciuti e faticosamente entrati nell’immaginario di un pianeta divenuto potenzialmente accessibile ma ancora da conoscere o riscoprire in forma moderna, sollecitarono le nozioni, le speranze e le istanze intellettuali dell’epoca a strutturare sulla base dei classici, ma soprattutto a progettare e costruire dal contatto con gli altrove più lontani, grazie alle esperienze odeporiche contemporanee, nuovo sapere geografico e nuova cartografia. In questo intenso, faticoso e affascinante processo, in questa rivoluzione lenta ma inesorabile, un ruolo di rilievo lo ebbero i Gesuiti che, dalla metà del secolo, partendo da solide basi umanistiche, ma anche profonde competenze matematiche e astronomiche, progettarono viaggi missionari affidando ai padri la redazione di opere descrittive destinate a colmare le lacune sulle Indie, orientali e occidentali, anche nel campo geografico. Si diffusero così nuove tipologie di racconti di viaggio: l’ottica, gli obiettivi e gli scopi religiosi alla base delle esperienze odeporiche della Compagnia influirono ovviamente sui contenuti, i temi, le forme stesse delle memorie. Tali lettere, velocemente diffuse a stampa, rappresentarono per i geografi europei coevi una preziosa base di dati geografici che vennero vagliati ed elaborati, riflettendosi sul rapporto fra testo e carte. Soprattutto quando le aree raggiunte rientravano nei piani espansionistici e coloniali delle grandi potenze del tempo. In questo caso si prenderanno particolarmente in considerazione le fonti relative all’Estremo Oriente prodotte nel XVI secolo, specialmente dalla metà in poi, per indagare come e quanto le informazioni contenute nelle missive dei Gesuiti entrarono nella descrizione geografica e cartografica dell’Asia orientale.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.