Abstract La migrazione di minorenni è uno degli aspetti del complesso universo che caratterizza i movimenti migratori; a partire dalle primavere arabe del 2011, per la prima volta il sistema di accoglienza italiano si trova a dover rispondere a bisogni educativi, formativi e di accudimento di ragazzi provenienti da Tunisia, Egitto, Marocco, Gambia, Mali, Costa D'Avorio, Nigeria, Senegal, Bangladesh, Afghanistan, Pakistan e dall'Albania. Per descrivere un panorama caratterizzato da coerenza parziale e provvisorietà epistemologica si è scelta la metodologia della Grounded Theory (GT) costruttivista. La GT non ha l'ambizione di convalidare un'ipotesi preesistente, bensì persegue un «valore d’uso»: elaborare una teoria a medio raggio, che consenta di progettare percorsi di umanizzazione (Bianchi, 2016) e possa servire come riferimento di buone pratiche traducendosi in linee di intervento per gli operatori. Le prime categorie emergenti danno conto del conflitto tra mandati: da una parte gli obiettivi dei ragazzi, dall'altra quelli degli operatori. Nell'elaborazione teorica si prendono in considerazione sia le leggi dello Stato e la «doppia» rappresentazione mediatica del fenomeno, sia le aspirazioni dei giovani migranti e l'operatività degli attori sociali che quotidianamente costruiscono pratiche di accoglienza.
Bianchi, L. (2018). Il doppio vincolo dell'accoglienza dei minori in Italia. EDUCAZIONE INTERCULTURALE, 16, 1-14.
Il doppio vincolo dell'accoglienza dei minori in Italia
Bianchi L.
2018-01-01
Abstract
Abstract La migrazione di minorenni è uno degli aspetti del complesso universo che caratterizza i movimenti migratori; a partire dalle primavere arabe del 2011, per la prima volta il sistema di accoglienza italiano si trova a dover rispondere a bisogni educativi, formativi e di accudimento di ragazzi provenienti da Tunisia, Egitto, Marocco, Gambia, Mali, Costa D'Avorio, Nigeria, Senegal, Bangladesh, Afghanistan, Pakistan e dall'Albania. Per descrivere un panorama caratterizzato da coerenza parziale e provvisorietà epistemologica si è scelta la metodologia della Grounded Theory (GT) costruttivista. La GT non ha l'ambizione di convalidare un'ipotesi preesistente, bensì persegue un «valore d’uso»: elaborare una teoria a medio raggio, che consenta di progettare percorsi di umanizzazione (Bianchi, 2016) e possa servire come riferimento di buone pratiche traducendosi in linee di intervento per gli operatori. Le prime categorie emergenti danno conto del conflitto tra mandati: da una parte gli obiettivi dei ragazzi, dall'altra quelli degli operatori. Nell'elaborazione teorica si prendono in considerazione sia le leggi dello Stato e la «doppia» rappresentazione mediatica del fenomeno, sia le aspirazioni dei giovani migranti e l'operatività degli attori sociali che quotidianamente costruiscono pratiche di accoglienza.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.