Quando all’età di vent’anni Felix Mendelssohn allestì e diresse la prima esecuzione completa dopo la morte dell’autore della Matthäuspassion si conformò all’uso suo contemporaneo di riorchestrare ed adattare all’esigenze d’ascolto del pubblico la partitura, senza porsi troppi scrupoli. Oltre a modificare la strumentazione, aggiunse dettagliate indicazioni di fraseggio, indicazioni di dinamica, crescendo e diminuendo ed indicazioni di tempo. L’anno precedente aveva fatto lo stesso Gaspare Spontini, General Musikdirektor della Corte berlinese, nell’esecuzione di una parte del Credo della Messa in Si minore; questa era peraltro la prassi esecutiva della Singakademie di Berlino sotto la direzione di Friedrich Zelter, il maestro di Mendelssohn. Mendelssohn aveva arrangiato per l’esecuzione della Singakademie altre opere di Händel con gli stessi criteri. Ma nel giro di pochi anni mutò atteggiamento e sentì la moderna esigenza di ricostruire l’opera musicale del passato così com’era in origine, di editarla in modo scientifico e di riproporla al pubblico secondo la prassi esecutiva originale. Intento del presente contributo è ricostruire l’evoluzione del pensiero mendelssohniano sull’edizione musicale, intrecciata con il suo approccio alla musica del passato come direttore d’orchestra. Le tappe principali saranno: i suoi interventi sul Dettinger Te Deum HWV 283 e sulla cantata Acis und Galathea HWV (49) di Händel, fatti nel 1828 e 1829; il lavoro di ricostruzione della partitura dell’oratorio Israel in Egypt HWV 54 fatto presso la Royal Music Library di Londra nel maggio 1833, e l’esecuzione che ne risultò al quindicesimo Festival del Basso Reno; l’esecuzione storica dell’oratorio Solomon HWV 67 al diciassettesimo Festival del Basso Reno (Colonia, giugno 1835); infine l’edizione di Israel in Egypt approntata per la Handel Society di Londra, ed edita a Londra per i tipi di Cramer & Beale nel 1845-46. Soprattutto questo lavoro di edizione, non l’unico fatto da Mendelssohn ma probabilmente il più prestigioso, se comparato con le altre edizioni dell’epoca denota il grado di maturazione raggiunto dal compositore in un approccio editoriale che segue pressoché i criteri di un Urtext.
Arfini, M.T. (2010). Mendelssohn filologo: verso l’edizione critica e l’esecuzione filologica. PHILOMUSICA ON-LINE, 9(2), 386-400.
Mendelssohn filologo: verso l’edizione critica e l’esecuzione filologica
Maria teresa Arfini
2010-01-01
Abstract
Quando all’età di vent’anni Felix Mendelssohn allestì e diresse la prima esecuzione completa dopo la morte dell’autore della Matthäuspassion si conformò all’uso suo contemporaneo di riorchestrare ed adattare all’esigenze d’ascolto del pubblico la partitura, senza porsi troppi scrupoli. Oltre a modificare la strumentazione, aggiunse dettagliate indicazioni di fraseggio, indicazioni di dinamica, crescendo e diminuendo ed indicazioni di tempo. L’anno precedente aveva fatto lo stesso Gaspare Spontini, General Musikdirektor della Corte berlinese, nell’esecuzione di una parte del Credo della Messa in Si minore; questa era peraltro la prassi esecutiva della Singakademie di Berlino sotto la direzione di Friedrich Zelter, il maestro di Mendelssohn. Mendelssohn aveva arrangiato per l’esecuzione della Singakademie altre opere di Händel con gli stessi criteri. Ma nel giro di pochi anni mutò atteggiamento e sentì la moderna esigenza di ricostruire l’opera musicale del passato così com’era in origine, di editarla in modo scientifico e di riproporla al pubblico secondo la prassi esecutiva originale. Intento del presente contributo è ricostruire l’evoluzione del pensiero mendelssohniano sull’edizione musicale, intrecciata con il suo approccio alla musica del passato come direttore d’orchestra. Le tappe principali saranno: i suoi interventi sul Dettinger Te Deum HWV 283 e sulla cantata Acis und Galathea HWV (49) di Händel, fatti nel 1828 e 1829; il lavoro di ricostruzione della partitura dell’oratorio Israel in Egypt HWV 54 fatto presso la Royal Music Library di Londra nel maggio 1833, e l’esecuzione che ne risultò al quindicesimo Festival del Basso Reno; l’esecuzione storica dell’oratorio Solomon HWV 67 al diciassettesimo Festival del Basso Reno (Colonia, giugno 1835); infine l’edizione di Israel in Egypt approntata per la Handel Society di Londra, ed edita a Londra per i tipi di Cramer & Beale nel 1845-46. Soprattutto questo lavoro di edizione, non l’unico fatto da Mendelssohn ma probabilmente il più prestigioso, se comparato con le altre edizioni dell’epoca denota il grado di maturazione raggiunto dal compositore in un approccio editoriale che segue pressoché i criteri di un Urtext.File | Dimensione | Formato | |
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