“Il grande ed il bello hanno ancora fatalmente la meglio su ciò che è piccolo e di scarso rilievo estetico” (Cambi) Porre il problema equivale a trovarcisi già dentro. Nel momento in cui si parla di bene culturale si sta già commettendo un passo falso. Questa definizione è infatti sintomatica di un atteggiamento distorto che tende ad isolare dal suo contesto di appartenenza ciò che appunto viene definito bene: un valore puntuale, ovvero, da conservare e pertanto da collocare in una dimensione altra, fissa e per nulla dinamica, alienata dal vivere quotidiano. Per tal pensiero il bene culturale diviene immediatamente risorsa economica, merce per acquirenti temporanei a cui non viene affidata la responsabilità della sua cura. È dunque un atteggiamento, questo, che non solo trascura i contesti di appartenenza, costituiti per lo più da cose piccole e di scarso rilievo estetico, ma tende anche a svalutare, senza accorgersene, il bene che sta tutelando, il grande e bello. A questa posizione deve opporsi una visione sistemica che veda riconsegnare organicità al paesaggio, rimettendone a sistema gli elementi, al fine di facilitarne la visione come ordine complesso, dove le parti sono interrelate le une con le altre e tutto concorre alla narrazione dei luoghi; dove tutto è funzionale alla comprensione.
Casadei, C. (2019). Le strade raccontano i paesaggi. In Il progetto di architettura come intersezione di saperi. Per una nozione rinnovata di Patrimonio (pp.1378-1383). ProArch.
Le strade raccontano i paesaggi
C. Casadei
2019-01-01
Abstract
“Il grande ed il bello hanno ancora fatalmente la meglio su ciò che è piccolo e di scarso rilievo estetico” (Cambi) Porre il problema equivale a trovarcisi già dentro. Nel momento in cui si parla di bene culturale si sta già commettendo un passo falso. Questa definizione è infatti sintomatica di un atteggiamento distorto che tende ad isolare dal suo contesto di appartenenza ciò che appunto viene definito bene: un valore puntuale, ovvero, da conservare e pertanto da collocare in una dimensione altra, fissa e per nulla dinamica, alienata dal vivere quotidiano. Per tal pensiero il bene culturale diviene immediatamente risorsa economica, merce per acquirenti temporanei a cui non viene affidata la responsabilità della sua cura. È dunque un atteggiamento, questo, che non solo trascura i contesti di appartenenza, costituiti per lo più da cose piccole e di scarso rilievo estetico, ma tende anche a svalutare, senza accorgersene, il bene che sta tutelando, il grande e bello. A questa posizione deve opporsi una visione sistemica che veda riconsegnare organicità al paesaggio, rimettendone a sistema gli elementi, al fine di facilitarne la visione come ordine complesso, dove le parti sono interrelate le une con le altre e tutto concorre alla narrazione dei luoghi; dove tutto è funzionale alla comprensione.File | Dimensione | Formato | |
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