Da storico paese di emigrazione, l’Italia (così come la Grecia, il Portogallo e la Spagna) è divenuto paese di immigrazione netta nel corso degli ultimi decenni del ‘900, grazie ai trasferimenti di massa verso le regioni Europee occidentali, favoriti dalla caduta della cortina di ferro nel 1989, e al concomitante aumento dei flussi migratori dai paesi del sud verso le coste settentrionali del Mediterraneo (Salt, 2011). Successivamente, si è assistito ad una ulteriore inversione di tendenza che in letteratura viene definita nuova emigrazione italiana (Gjergji, 2015; Pugliese, 2018; Sanfilippo, 2017). Alla dicotomia “paese di origine e di destinazione” si accompagna un profondo dualismo tra il Nord e il Mezzogiorno che rivestono due ruoli opposti nelle dinamiche della mobilità nazionale (Impicciatore & Strozza, 2016). Le migrazioni interne hanno da sempre caratterizzato la storia della popolazione italiane e il loro contributo continua ad essere differenziato nella dinamica demografica a livello sub-nazionale (Bonifazi et al. 2020). In ogni caso, l’evoluzione della migrazione interna, che ha notevolmente contribuito alla distribuzione della popolazione sul territorio, è caratterizzata da differenti tipi di spostamenti – intra-provinciali, all’interno della medesima area geografica, e tra aree geografiche diverse – e presenta importanti differenze di genere, con la componente maschile più incline a spostarsi rispetto a quella femminile, nonostante tale divario si sia ridotto soprattutto al Nord (Reynaud &Tucci, 2014). Lo scopo del presente lavoro è analizzare proprio il fenomeno migratorio italiano, in particolare in partenza dall’area del Mezzogiorno sia verso il resto del paese che a livello internazionale. L’analisi si concentrerà in particolare sull’analisi delle differenze di genere, controllando per altre caratteristiche sociodemografiche degli individui che emigrano. A tale proposito, si è scelto di utilizzare i dati individuali sulle Iscrizioni e Cancellazioni all’Anagrafe per Trasferimento di Residenza tra i comuni italiani e da e per l’estero, forniti annualmente dall’Istat con riferimento al periodo 2002-2020. Il primo step del lavoro sarà un’analisi descrittiva delle caratteristiche demografiche di coloro che emigrano e di come queste siano cambiate non solo nel corso degli anni ma anche all’interno delle generazioni, sotto l’ipotesi che le generazioni più giovani siano quelle più mobili e in cui si verifichi una maggiore parità di genere. Si vuole quindi contrapporre ad un’analisi dei tassi per contemporanei a quella per generazioni. Si procederà quindi alla scomposizione dei tassi e al confronto di questi per genere e cittadinanza. Considerando le differenti aree geografiche di destinazione sia all’interno che all’esterno del paese, distinguendo tra cittadini italiani e stranieri, e controllando per il genere, verrà applicato un modello multinomiale in cui distinguere i flussi in uscita dai comuni per provincia di partenza tra intraprovinciali, intra-ripartizionali, inter-ripartizionali e internazionali. In tal modo si potranno determinare le caratteristiche demografiche che più differenziano tali flussi. L’ipotesi è che nel corso del tempo non solo sia sempre più rilevante l’essere cittadino straniero in tutti i flussi considerati, ma anche che le differenze di genere, che si stanno attenuando in molti aspetti della società italiana, come in quello dei percorsi di studio, rimangano ancora importanti in alcuni tipi di emigrazione. L’idea è che un certo ritardo del mezzogiorno in generale, e in particolare delle donne di questa realtà permangano ancora nelle scelte migratorie.

D'Orto, M.S., LA VALLE, M.H., Licari, F., Reynaud, C. (2023). Emigrazione dal Mezzogiorno: vecchie e nuove diseguaglianze. In G.O. LUCA MOCARELLI (a cura di), CONDIZIONI DI VITA E DISUGUAGLIANZE Una prospettiva storico-demografica (pp. 343-360). Udine : © FORUM 2023 Editrice Universitaria Udinese.

Emigrazione dal Mezzogiorno: vecchie e nuove diseguaglianze

Maria Sole D’Orto;Maria Herica La Valle;Cecilia Reynaud
2023-01-01

Abstract

Da storico paese di emigrazione, l’Italia (così come la Grecia, il Portogallo e la Spagna) è divenuto paese di immigrazione netta nel corso degli ultimi decenni del ‘900, grazie ai trasferimenti di massa verso le regioni Europee occidentali, favoriti dalla caduta della cortina di ferro nel 1989, e al concomitante aumento dei flussi migratori dai paesi del sud verso le coste settentrionali del Mediterraneo (Salt, 2011). Successivamente, si è assistito ad una ulteriore inversione di tendenza che in letteratura viene definita nuova emigrazione italiana (Gjergji, 2015; Pugliese, 2018; Sanfilippo, 2017). Alla dicotomia “paese di origine e di destinazione” si accompagna un profondo dualismo tra il Nord e il Mezzogiorno che rivestono due ruoli opposti nelle dinamiche della mobilità nazionale (Impicciatore & Strozza, 2016). Le migrazioni interne hanno da sempre caratterizzato la storia della popolazione italiane e il loro contributo continua ad essere differenziato nella dinamica demografica a livello sub-nazionale (Bonifazi et al. 2020). In ogni caso, l’evoluzione della migrazione interna, che ha notevolmente contribuito alla distribuzione della popolazione sul territorio, è caratterizzata da differenti tipi di spostamenti – intra-provinciali, all’interno della medesima area geografica, e tra aree geografiche diverse – e presenta importanti differenze di genere, con la componente maschile più incline a spostarsi rispetto a quella femminile, nonostante tale divario si sia ridotto soprattutto al Nord (Reynaud &Tucci, 2014). Lo scopo del presente lavoro è analizzare proprio il fenomeno migratorio italiano, in particolare in partenza dall’area del Mezzogiorno sia verso il resto del paese che a livello internazionale. L’analisi si concentrerà in particolare sull’analisi delle differenze di genere, controllando per altre caratteristiche sociodemografiche degli individui che emigrano. A tale proposito, si è scelto di utilizzare i dati individuali sulle Iscrizioni e Cancellazioni all’Anagrafe per Trasferimento di Residenza tra i comuni italiani e da e per l’estero, forniti annualmente dall’Istat con riferimento al periodo 2002-2020. Il primo step del lavoro sarà un’analisi descrittiva delle caratteristiche demografiche di coloro che emigrano e di come queste siano cambiate non solo nel corso degli anni ma anche all’interno delle generazioni, sotto l’ipotesi che le generazioni più giovani siano quelle più mobili e in cui si verifichi una maggiore parità di genere. Si vuole quindi contrapporre ad un’analisi dei tassi per contemporanei a quella per generazioni. Si procederà quindi alla scomposizione dei tassi e al confronto di questi per genere e cittadinanza. Considerando le differenti aree geografiche di destinazione sia all’interno che all’esterno del paese, distinguendo tra cittadini italiani e stranieri, e controllando per il genere, verrà applicato un modello multinomiale in cui distinguere i flussi in uscita dai comuni per provincia di partenza tra intraprovinciali, intra-ripartizionali, inter-ripartizionali e internazionali. In tal modo si potranno determinare le caratteristiche demografiche che più differenziano tali flussi. L’ipotesi è che nel corso del tempo non solo sia sempre più rilevante l’essere cittadino straniero in tutti i flussi considerati, ma anche che le differenze di genere, che si stanno attenuando in molti aspetti della società italiana, come in quello dei percorsi di studio, rimangano ancora importanti in alcuni tipi di emigrazione. L’idea è che un certo ritardo del mezzogiorno in generale, e in particolare delle donne di questa realtà permangano ancora nelle scelte migratorie.
2023
978-88-3283-363-8
D'Orto, M.S., LA VALLE, M.H., Licari, F., Reynaud, C. (2023). Emigrazione dal Mezzogiorno: vecchie e nuove diseguaglianze. In G.O. LUCA MOCARELLI (a cura di), CONDIZIONI DI VITA E DISUGUAGLIANZE Una prospettiva storico-demografica (pp. 343-360). Udine : © FORUM 2023 Editrice Universitaria Udinese.
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11590/435768
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