This paper focuses on «Il Raverta», a dialogue on love written by Giuseppe Betussi and published in Venice in 1544 by Gabriel Giolito de’ Ferrari. Specifically, it examines the editorial history of the text, highlighting the mutual influence between Betussi and Anton Francesco Doni. It also investigates the use of proverbial and sententious formulas within the work, significantly traceable to Boccaccio’s «Filocolo» and the Latin apophthegmatic tradition. The essay concludes with an appendix containing a transcribed autograph letter from Betussi sent to Alberico I Cybo-Malaspina, which is preserved in the Autografoteca Campori of the Biblioteca Estense Universitaria in Modena.
Il contributo si sofferma sul «Raverta», dialogo di argomento amoroso composto da Giuseppe Betussi e apparso a Venezia nel 1544 per i tipi di Gabriel Giolito de’ Ferrari. In particolare, si esamina la vicenda editoriale del testo, ponendo l’accento sui rapporti di reciproca influenza tra Betussi e Anton Francesco Doni, e si indaga la presenza nell’opera di formule proverbiali e sentenziose riconducibili in misura significativa al «Filocolo» boccacciano e alla tradizione apoftegmatica latina. Si trascrive, infine, in appendice una missiva autografa del Betussi inviata ad Alberico I Cybo-Malaspina e conservata presso l’Autografoteca Campori della Biblioteca Estense Universitaria di Modena.
Fois, R. (2023). «Benché cosa dir non si possa, che detta non sia prima». Per il testo e il commento del «Raverta» di Giuseppe Betussi. L’ ELLISSE, XVIII(1), 47-64.
«Benché cosa dir non si possa, che detta non sia prima». Per il testo e il commento del «Raverta» di Giuseppe Betussi
Roberta Fois
2023-01-01
Abstract
This paper focuses on «Il Raverta», a dialogue on love written by Giuseppe Betussi and published in Venice in 1544 by Gabriel Giolito de’ Ferrari. Specifically, it examines the editorial history of the text, highlighting the mutual influence between Betussi and Anton Francesco Doni. It also investigates the use of proverbial and sententious formulas within the work, significantly traceable to Boccaccio’s «Filocolo» and the Latin apophthegmatic tradition. The essay concludes with an appendix containing a transcribed autograph letter from Betussi sent to Alberico I Cybo-Malaspina, which is preserved in the Autografoteca Campori of the Biblioteca Estense Universitaria in Modena.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.