L’inclusione degli studenti con Disturbi Specifici dell’Apprendimento (DSA) nei contesti universitari online costituisce oggi una delle principali sfide per l’equità educativa. Negli ultimi dieci anni l’immatricolazione di studenti universitari con DSA è aumentata di oltre il 20% (ANVUR 2022; Hubble & Bolton 2021). Tuttavia i tassi di completamento rimangono inferiori a quelli dei pari, segnalando che l’accesso privo di supporto effettivo non basta a garantire percorsi di successo. A partire dalle normative di riferimento (Legge 170/2010; MIUR, 2011; CNUDD, 2022; OECD, 2022) e dai contributi teorici recenti (Guaraldi, 2020; Petretto et al., 2021), la letteratura converge sull’importanza di due vettori: da un lato l’erogazione puntuale di accomodamenti istituzionali, dall’altro l’azione di tutor formati sulle esigenze di neurodiversità (Richardson 2016). Il presente studio coniuga empiricamente queste linee evidenziando il valore di un ecosistema olistico centrato sullo studente e un’analisi del ruolo del tutor come figura strategica nella promozione di ambienti elearning inclusivi. La ricerca è stata condotta attraverso un’indagine cross-sectional su un campione di 62 studenti con diagnosi certificata di DSA iscritti a un’università telematica italiana (65% donne; età media 23,5 anni), selezionati secondo criteri di inclusione definiti a soli disturbi del neurosviluppo. Sono state somministrate sette scale validate (SQD-6, STIS-10, OLSES-22, LEQ-12, USEI-9, IPV-DO-4, UWES-9) per misurare autoefficacia online, grit, qualità percepita dei servizi, frequenza dei comportamenti tutoriali, engagement, esperienza di apprendimento e intenzione di abbandono. Le analisi comprendono un insieme di regressioni gerarchiche e modelli di moderazione con variabili centrate. Sinteticamente, i risultati hanno evidenziato come: 1.La qualità dei servizi per la disabilità spiega un ulteriore 41% della varianza nella valutazione dell’ambiente di apprendimento. 2.L’interazione con il tutor predice l’engagement globale ed è massimamente efficace negli studenti con bassa autoefficacia online, suggerendo un meccanismo compensativo. 3.Il test di mediazione indichi che l’engagement non trasmette l’effetto del tutor sull’intenzione di abbandono; al contrario, la sola presenza tutoriale riduce direttamente i pensieri di abbandono del percorso. Nel complesso, il modello evidenzia come la fiducia degli studenti nell’ambiente universitario digitale sia ancorata alla solidità dei servizi di supporto: piattaforme accessibili, accomodamenti tempestivi e comunicazioni chiare rappresentano prerequisiti per esperienze di apprendimento percepite come gestibili e significative. Sul piano relazionale, il tutoraggio riveste una funzione di tampone emotivo e motivazionale soprattutto quando lo studente dubita delle proprie competenze digitali. Ciò conferma la necessità di programmi di formazione per tutor orientati alla neurodiversità, in grado di modulare feedback, reminder e micro-strategie di studio. Un risultato inatteso riguarda la mancata mediazione dell’engagement nel rapporto tutor–dropout: il senso di presenza sociale fornito dal tutor sembra ridurre l’intenzione di abbandono in maniera diretta, indipendentemente dalla partecipazione quotidiana. Tale evidenza richiama le teorie dell’autodeterminazione (Deci & Ryan, 2000) secondo cui il bisogno di relazione può sostenere la persistenza anche quando vigore e dedizione oscillano. Le implicazioni operative riguardano la necessità di rafforzare i servizi di orientamento, investire nella formazione tutoriale e adottare un approccio sistemico all’inclusione. In linea con il paradigma dell’Universal Design for Learning (UDL), si propone una progettazione dell’e-learning capace di rispondere a diversi profili cognitivi e bisogni educativi specifici (Petretto et al., 2021). In tal modo, il tutor si configura come snodo relazionale e didattico fondamentale per trasformare l’accesso formale in partecipazione sostanziale. Inoltre, istituzionalizzare indicatori di qualità dei servizi (es. tempi di risposta, accessibilità materiali) nei sistemi di quality assurance e includere moduli obbligatori su neurodiversità e scaffolding adattivo nei percorsi di certificazione dei tutor online. In ultimo, implementare dashboard di autovalutazione dell’autoefficacia per segnalare precocemente gli studenti che trarrebbero massimo vantaggio dal contatto tutoriale. Questa prospettiva è coerente con quanto indicato da UNESCO (2020) e OECD (2022), che sollecitano i sistemi universitari ad assumere la sfida dell’inclusione non come adempimento normativo, ma come leva per l’innovazione pedagogica e la valorizzazione delle differenze.
Francesco Maria, M., Faraoni, E., Pomponi, M. (2025). Sostenere l'Inclusione: l'importanza del ruolo dei Tutor per studenti con DSA nell'apprendimento online. In RICERCHE IN NEUROSCIENZE EDUCATIVE 2025. Shaping the Future of Education: New Challenges of Universal Design for Learning (pp.229-230). Roma : Edizioni Universitarie Romane.
Sostenere l'Inclusione: l'importanza del ruolo dei Tutor per studenti con DSA nell'apprendimento online
Pomponi, Milena
2025-01-01
Abstract
L’inclusione degli studenti con Disturbi Specifici dell’Apprendimento (DSA) nei contesti universitari online costituisce oggi una delle principali sfide per l’equità educativa. Negli ultimi dieci anni l’immatricolazione di studenti universitari con DSA è aumentata di oltre il 20% (ANVUR 2022; Hubble & Bolton 2021). Tuttavia i tassi di completamento rimangono inferiori a quelli dei pari, segnalando che l’accesso privo di supporto effettivo non basta a garantire percorsi di successo. A partire dalle normative di riferimento (Legge 170/2010; MIUR, 2011; CNUDD, 2022; OECD, 2022) e dai contributi teorici recenti (Guaraldi, 2020; Petretto et al., 2021), la letteratura converge sull’importanza di due vettori: da un lato l’erogazione puntuale di accomodamenti istituzionali, dall’altro l’azione di tutor formati sulle esigenze di neurodiversità (Richardson 2016). Il presente studio coniuga empiricamente queste linee evidenziando il valore di un ecosistema olistico centrato sullo studente e un’analisi del ruolo del tutor come figura strategica nella promozione di ambienti elearning inclusivi. La ricerca è stata condotta attraverso un’indagine cross-sectional su un campione di 62 studenti con diagnosi certificata di DSA iscritti a un’università telematica italiana (65% donne; età media 23,5 anni), selezionati secondo criteri di inclusione definiti a soli disturbi del neurosviluppo. Sono state somministrate sette scale validate (SQD-6, STIS-10, OLSES-22, LEQ-12, USEI-9, IPV-DO-4, UWES-9) per misurare autoefficacia online, grit, qualità percepita dei servizi, frequenza dei comportamenti tutoriali, engagement, esperienza di apprendimento e intenzione di abbandono. Le analisi comprendono un insieme di regressioni gerarchiche e modelli di moderazione con variabili centrate. Sinteticamente, i risultati hanno evidenziato come: 1.La qualità dei servizi per la disabilità spiega un ulteriore 41% della varianza nella valutazione dell’ambiente di apprendimento. 2.L’interazione con il tutor predice l’engagement globale ed è massimamente efficace negli studenti con bassa autoefficacia online, suggerendo un meccanismo compensativo. 3.Il test di mediazione indichi che l’engagement non trasmette l’effetto del tutor sull’intenzione di abbandono; al contrario, la sola presenza tutoriale riduce direttamente i pensieri di abbandono del percorso. Nel complesso, il modello evidenzia come la fiducia degli studenti nell’ambiente universitario digitale sia ancorata alla solidità dei servizi di supporto: piattaforme accessibili, accomodamenti tempestivi e comunicazioni chiare rappresentano prerequisiti per esperienze di apprendimento percepite come gestibili e significative. Sul piano relazionale, il tutoraggio riveste una funzione di tampone emotivo e motivazionale soprattutto quando lo studente dubita delle proprie competenze digitali. Ciò conferma la necessità di programmi di formazione per tutor orientati alla neurodiversità, in grado di modulare feedback, reminder e micro-strategie di studio. Un risultato inatteso riguarda la mancata mediazione dell’engagement nel rapporto tutor–dropout: il senso di presenza sociale fornito dal tutor sembra ridurre l’intenzione di abbandono in maniera diretta, indipendentemente dalla partecipazione quotidiana. Tale evidenza richiama le teorie dell’autodeterminazione (Deci & Ryan, 2000) secondo cui il bisogno di relazione può sostenere la persistenza anche quando vigore e dedizione oscillano. Le implicazioni operative riguardano la necessità di rafforzare i servizi di orientamento, investire nella formazione tutoriale e adottare un approccio sistemico all’inclusione. In linea con il paradigma dell’Universal Design for Learning (UDL), si propone una progettazione dell’e-learning capace di rispondere a diversi profili cognitivi e bisogni educativi specifici (Petretto et al., 2021). In tal modo, il tutor si configura come snodo relazionale e didattico fondamentale per trasformare l’accesso formale in partecipazione sostanziale. Inoltre, istituzionalizzare indicatori di qualità dei servizi (es. tempi di risposta, accessibilità materiali) nei sistemi di quality assurance e includere moduli obbligatori su neurodiversità e scaffolding adattivo nei percorsi di certificazione dei tutor online. In ultimo, implementare dashboard di autovalutazione dell’autoefficacia per segnalare precocemente gli studenti che trarrebbero massimo vantaggio dal contatto tutoriale. Questa prospettiva è coerente con quanto indicato da UNESCO (2020) e OECD (2022), che sollecitano i sistemi universitari ad assumere la sfida dell’inclusione non come adempimento normativo, ma come leva per l’innovazione pedagogica e la valorizzazione delle differenze.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.


