Sono trascorsi 8 anni dall’emanazione della L.170 (Nuove norme in materia di disturbi specifici di apprendimento in ambito scolastico) 7 dalle Linee guida (D.M. 12/07/2011). Si è trattato di una legge di snodo che ha, di fatto, traghettato il sistema formativo italiano dall’integrazione all’inclusione, preludendo a successivi documenti quali la Direttiva 27/12/2012 e la C.M. 8 del 06/03/2013 e aprendo la strada a percorsi formativi per gli insegnanti dapprima con i Master ad hoc finanziati dal Ministero ed erogati dalle Università e, più di recente, con i corsi di formazione di ambito gestiti dalle scuole. Alla luce di queste innovazioni appare rilevante – anche nell’ottica degli studi informati da evidenze (EBE) – verificare l’impatto di queste politiche sul piano dell’efficacia degli interventi, dell’effetto che alcuni di essi producono e delle loro modalità di applicazione. Nondimeno, ci sembra altrettanto significativo acquisire dati sull’impatto culturale che un simile cambiamento ha introdotto nel sistema scuola. A partire dall’analisi delle percezioni che insegnanti e studenti hanno rispetto alla presenza in classe di studenti indicati come DSA. Soprattutto nella scuola secondaria di II grado, storicamente la più orientata sul piano del sapere disciplinare e la più resistente nei confronti delle innovazioni metodologico-didattiche. In tal senso le narrazioni degli studenti universitari con DSA (dai più anziani che hanno frequentato le scuole prima della L.170 a quelli più giovani, che ne dovrebbero aver sperimentato gli effetti) suggeriscono di approfondire la questione di come (e in che misura) la presenza ormai chiaramente identificata degli studenti definiti DSA sia percepita ancora come una perturbazione da normalizzare, ovvero come un disturbo che fa apparire l’eterogeneità di ciò che si differenzia nel funzionamento umano come un problema. Gli autori del presente contributo discutono quindi gli esiti di un’ indagine esplorativa di tipo qualitativo (allo stato attuale) che ha coinvolto studenti e insegnanti mediante questionari e focus group.
Bocci, F., Guerini, I., Leopardi, V., Marsano, M., Travaglini, A. (2018). Risorsa o ancora problema? I Disturbi Specifici di Apprendimento nella percezione di insegnanti e studenti della Scuola Secondaria di II grado. Una indagine esplorativa nell’ottica dei Disability Studies. In Convegno Nazionale SIRD, Alla ricerca di una scuola per tutti e per ciascuno. Impianto istituzionale e modelli educativi (pp.105-105). Lecce : PensaMultimedia.
Risorsa o ancora problema? I Disturbi Specifici di Apprendimento nella percezione di insegnanti e studenti della Scuola Secondaria di II grado. Una indagine esplorativa nell’ottica dei Disability Studies
fabio bocci;ines guerini;martina marsano;alessia travaglini
2018-01-01
Abstract
Sono trascorsi 8 anni dall’emanazione della L.170 (Nuove norme in materia di disturbi specifici di apprendimento in ambito scolastico) 7 dalle Linee guida (D.M. 12/07/2011). Si è trattato di una legge di snodo che ha, di fatto, traghettato il sistema formativo italiano dall’integrazione all’inclusione, preludendo a successivi documenti quali la Direttiva 27/12/2012 e la C.M. 8 del 06/03/2013 e aprendo la strada a percorsi formativi per gli insegnanti dapprima con i Master ad hoc finanziati dal Ministero ed erogati dalle Università e, più di recente, con i corsi di formazione di ambito gestiti dalle scuole. Alla luce di queste innovazioni appare rilevante – anche nell’ottica degli studi informati da evidenze (EBE) – verificare l’impatto di queste politiche sul piano dell’efficacia degli interventi, dell’effetto che alcuni di essi producono e delle loro modalità di applicazione. Nondimeno, ci sembra altrettanto significativo acquisire dati sull’impatto culturale che un simile cambiamento ha introdotto nel sistema scuola. A partire dall’analisi delle percezioni che insegnanti e studenti hanno rispetto alla presenza in classe di studenti indicati come DSA. Soprattutto nella scuola secondaria di II grado, storicamente la più orientata sul piano del sapere disciplinare e la più resistente nei confronti delle innovazioni metodologico-didattiche. In tal senso le narrazioni degli studenti universitari con DSA (dai più anziani che hanno frequentato le scuole prima della L.170 a quelli più giovani, che ne dovrebbero aver sperimentato gli effetti) suggeriscono di approfondire la questione di come (e in che misura) la presenza ormai chiaramente identificata degli studenti definiti DSA sia percepita ancora come una perturbazione da normalizzare, ovvero come un disturbo che fa apparire l’eterogeneità di ciò che si differenzia nel funzionamento umano come un problema. Gli autori del presente contributo discutono quindi gli esiti di un’ indagine esplorativa di tipo qualitativo (allo stato attuale) che ha coinvolto studenti e insegnanti mediante questionari e focus group.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.